1 – Stabilizzazione precari – Una vittoria della CISL

/ Gennaio 7, 2009/ Amministrazione Giudiziaria

La fine del 2008 ha visto la definitiva assunzione di oltre 1500 lavoratori già socialmente utili e la definitiva immissione nei ruoli dei lavoratori postali e della Zecca dello Stato. Prossimo è il passaggio in full time degli operatori giudiziari assunti in part time. Possiamo oggi affermare che il problema del precariato nell’amministrazione giudiziaria, dopo 12 anni, è definitivamente risolto.
Non è retorico rammentare come si è arrivati a questo importante risultato che, giova ricordare, dà stabilità di lavoro e certezze ad oltre duemila lavoratori ed alle loro famiglie. In particolare, ferma restando l’importanza dell’inquadramento nei ruoli dei lavoratori Postali e della Zecca dello Stato, per i quali la CISL ha sempre mantenuto costante attenzione ed impegno, come dimostrano i risultati raggiunti e le iniziative intraprese, attestate dai tanti comunicati diffusi in questi anni, significativa è la vicenda della definitiva assunzione dei lavoratori a tempo determinato, già LSU.
Il punto di svolta della stabilizzazione degli ex LSU è arrivato con l’approvazione della legge finanziaria 2007 (legge n.296/2006). Tale legge, infatti, voluta fortissimamente dal movimento sindacale ed in particolare dalla CISL, ai commi 519 e 521 dell’art.1 ha previsto la stabilizzazione per circa settemila precari delle pubbliche amministrazioni, tra cui i precari dell’amministrazione giudiziaria, previo superamento di una prova selettiva e previa disponibilità del posto in organico (cfr. giudiziarionews n. 3 del 10.1.2007). Approvata e pubblicata la legge subito si sono posti due problemi: quello della modalità di stabilizzazione e quello derivante dalla indisponibilità del posto in organico per circa 1200 degli oltre 1500 ex LSU.
In merito alla prima questione l’amministrazione ha deciso, sin dai primi mesi del 2007, di realizzare la stabilizzazione attraverso un percorso selettivo sulla base di una interpretazione letterale della norma. Tale decisione ha sollevato numerose proteste motivate dal fatto che nelle altre amministrazioni pubbliche, ad eccezione della Giustizia Minorile, la stabilizzazione stava avvenendo (o era avvenuta) senza alcuna selezione ossia attraverso la mera firma dei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Solo la CISL ha condiviso ed appoggiato la decisione dell’amministrazione in quanto convinta che soltanto un percorso rigorosamente rispettoso della norma avrebbe potuto impedire l’accoglimento dei ricorsi contro la stabilizzazione che inesorabilmente sarebbero stati presentati dalle ben note organizzazioni specializzate in ricorsi (cfr. giudiziarionews n.262 del 17.12.2007). E’ importante sottolineare che la posizione della CISL è stata condivisa e sostenuta anche dai lavoratori interessati i quali, avendo partecipato in quota CISL alle trattative presso il Ministero, attraverso una qualificata rappresentanza, hanno inteso perfettamente i termini della questione e, conseguentemente, hanno diligentemente preparato e con profitto sostenuto la prova selettiva.
I FATTI HANNO DATO RAGIONE ALLA CISL (ED AI LAVORATORI). Infatti, subito dopo la pubblicazione del bando, con un sincronismo perfetto, sono stati depositati svariati ricorsi. Ma tutti sono stati respinti (cfr. giudiziarionews n.36 del 25.3.2008 e n.46 del 4.4.2008). Per questo è possibile affermare che la vicenda della stabilizzazione degli ex LSU segna la prima cocente sconfitta del “partito dei ricorrenti” che, nel corso degli ultimi otto anni, ha letteralmente massacrato i lavoratori giudiziari, distruggendo, per via giudiziaria, tutto ciò che contrattualmente era stato costruito in loro favore e così cancellando i più importanti diritti, come quello alla progressione professionale (economica e giuridica) ed alla mobilità. Incommensurabili sono i danni morali e materiali che i ricorrenti hanno cagionato ai singoli lavoratori ed alle loro famiglie.
La seconda questione (la indisponibilità del posto in organico per quasi tutti gli ex LSU) ha trovato soluzione in occasione del taglio del 10% alle risorse degli organici del personale non dirigente imposto dal DL 112/08. Ed invero la modalità del taglio scelta unilateralmente dall’amministrazione (soppressione di tutti i posti scoperti nelle posizioni economiche C2 e C3) ha consentito di creare la disponibilità in organico dei posti necessari per la stabilizzazione degli ex LSU, per l’immissione nei ruoli dei lavoratori postali e della Zecca dello Stato e per la trasformazione in full time del rapporto di lavoro degli operatori assunti in part time. La CISL, pur esprimendo netta contrarietà alla politica dei tagli, ha sottolineato come la modalità di taglio scelta dall’amministrazione andava accettata perché consentiva la definitiva soluzione del problema precariato nell’amministrazione giudiziaria anche e soprattutto in considerazione del fatto che il quadro normativo allora delineatosi avrebbe sottoposto, dal 2009, la stabilizzazione dei precari a tali e tanti vincoli da renderla praticamente impossibile (cfr. giudiziarionews n.107 del 23.7.2008). Spiace ricordare come la CISL sia stata attaccata da altre sigle sindacali che, diffondendo comunicati dai titoli forti (“le bugie hanno le gambe corte”), l’hanno accusata di mentire spudoratamente e di illudere i lavoratori. E’ stato gioco facile per la CISL confutare le risibili argomentazioni contenute nei predetti comunicati attraverso la semplice (anzi banale) lettura delle norme vigenti sulla materia (cfr. giudiziarionews n.113 del 26.7.2008).
ANCHE QUESTA VOLTA I FATTI HANNO DATO RAGIONE ALLA CISL. Se non si fosse operata a luglio quella rimodulazione della dotazione organica la stabilizzazione ci sarebbe stata ma solo per trecento ex LSU. Tutti gli altri sarebbero rimasti al palo, senza più alcuna garanzia sul futuro.
La vicenda della stabilizzazione dei precari non è completamente conclusa in quanto resta aperta la questione della sede. Infatti tutti gli stabilizzati sono stati assegnati solo provvisoriamente nella sede ove già prestavano servizio. Si pone ora il problema, tutt’altro che secondario, di coniugare l’interesse dei neo stabilizzati a permanere nella stessa sede con l’interesse alla mobilità di tutti quei lavoratori (e sono tanti) che da anni lavorano lontani dalle loro famiglie e dalle località di origine. Tale problema, ad avviso della CISL, va affrontato a partire dall’immediato sblocco della mobilità ossia dalla immediata esecuzione dei provvedimenti di trasferimento già disposti e dalla pubblicazione di nuovi interpelli. Ed è questo l’obiettivo che la CISL si prefigge di raggiungere sin dal prossimo incontro del 12 gennaio.